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ferire pubblicamente all’Europa una parola di solenne protesta contro il soggiorno prolungato dello straniero in Roma: che non supplicano l’abbandono del potere temporale al papa, se non prostrandosi ipocritamente ad un’autoritá...., fatta menzognera da oltre a quattro secoli, e dalla quale non esce piú vita per 1* umanitá; che non s’attentano di rompere sul Veneto la guerra emancipatrice delle nazioni; che con un uomo come Garibaldi, con un partito prode e leale di sagri tícii come il Partito d’Azione, con un popolo come l’Italiano, non sono capaci d’operare e favellare degnamente; che sottomettono i profughi di Koma e Venezia alle leggi dei sospetti di Luigi Filippo: che danno il voto al popolo perch’ei proclami un monarca, e lo rifiutano ad esso per quanto ri guarda la vita sociale e politica; che vi ricusano Garibaldi perché tremano del vostro entusiasmo, e ricusano a me la patria, perché tremano del cipiglio imperiale: questi uomini non possono esser da tanto da compiere la doppia missione.
Pur nondimeno si comi)irá: credevano essi tutti utopia ineseguibile TUnitá. Ma si compirá per azione di popolo e per la vostra.
Io spero nel popolo e in voi. È impossibile che non insuperbisca un dí o l’altro nell’anima vostra la coscienza dei destini, ai quali è chiamata l’Italia: è impossibile che non frema nel vostro core la coscienza della forza, ch’è in ventidue milioni di uomini, e quindi del dovere che v’incombe; è impossibile che non esca un giorno onnipotente, dal vostro labbro, condanna al linguaggio diplomatico, tremante, ipocrita, della consorteria ch’oggi regge, una parola di liberi, degna della patria, del suo grande passato e dell’avvenire. Voi amate davvero e fortemente l’I-