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ALLA ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA DI NAPOLI.

Fratelli^ Ebbi dal generale Haug la vostra del 15 marzo. La uoiniua che piacque alla gioventú delF Universitá di Napoli di conferirmi, è un onore che accetto riconoscente, una prova di affetto che mi compensa ampiamente delle basse accuse e della ingratitudine altrui: è sopratutto una promessa di vita italiana avvenire, che solleva l’anima sconfortata e stanca delle miserie dell’oggi, A me infatti, conscio del poco ch’io mi feci, non giova accogliere, come testimonianza di lode, il saluto degli studenti napoletani. Io l’accolgo col fremito di speranza che suscitava i miei anni giovanili, come peguo di comunione d’idee, come pegno ch’essi pensano ciò che io pensai, e che consacreranno mente, core, braccio, a tradurre in fatti il pensiero. Io pensai, quando nessuno sentiva altamente dell’Italia, quando gli uni battevano alle anticamere di tutti i potenti per mendicare da essi una frazione di libertá, e gli altri — quelli appunto ch’or vi governano — architettavano leghe di re e transazioni d’ogni genere per ottenere, prostrati, qualche miglioramento amministrativo locale — che la mia. la vo-