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delle tradizioni aristocraticlie torinesi: uoiniui di Governo, poco importava i nomi scelti tutti da ristretta consorteria e chiamati a dirigere una rivoluzione Unitaria nella quale essi non ebbero fede mai, che. in nome di federazioni regie, avversarono con fatti e parole, e di cui non conoscono gli elementi, o ne diffidano e cercano schermirsi coli" appoggio straniero dalla loro azione, un esercito regolare prode, ma mal diretto, trattato senza amore e inferiore d’oltre la metá alla cifra della popolazione — il rifiuto di provvedere alla forza e all’economia del paese, armandolo tutto col metodo svizzero — l’osti litá sistematica ai volontari — il gonio, l’immenso prestigio di Garibaldi lasciato a logorarsi, in onta al grido popolare, nell’inazione di Caprera — 1" ostracismo della sfera governativa al merito, se sospetto d’antiche tendenze repubblicane, un avversare continuo a quelle manifestazioni del paese, dalle quali un Governo dotato d’intelletto e d’iniziativa trarrebbe forze a compire il bene — promesse date e tradite di mese in mese per Roma e Venezia — ossequio tremante alle richieste, ai divieti, al cipiglio dello straniero — assenza d’ogni provvedimento che miri a migliorare le condizioni materiali del poi)olo — erescenti difficoltá finanziarie, crescente sfiducia nei possessori di capitali, crescente incertezza di transazioni commerciali e di sviluppi industriali, crescente -miseria quindi, in un paese ricco- di mezzi e di sorgenti di attivitá di ogni genere.
La delusione è grave e minaccia di diventare fatale. Perché, mentre noi additiamo per senso di dovere le piaghe, diciamo — e ognuno che abbia contatto con noi può farne testimonianza — al paese: cerca i rimedii. e intanto sopporta: l’Unitá ti sia