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che si raccolgono nella cittá dove io nacqui, quel ch’io penso intorno ai doveri dell’oggi.
Due pericoli, gravi fra tutti, sovrastano oggi all’Italia. Il primo minaccia l’unitá: il secondo la moralitá nazionale, e quindi la nostra vita nell’avvenire. Non so se chi oggi governa s’ illuda per inettezza, oppur illuda per aviditá di potere, anche breve, e avversione ai rimedii che occorrerebbe adoperare: ma il malcontento in Italia è grave, pressoché universale e crescente ogni giorno: visibile a ogni uomo in Sicilia e nelle provincie meridionali di terraferma; visibile, segnatamente nelle classi popolari, in Bologna e nelle cittá dell’Emilia: piú coperto per rimori dell’Austria sovrastante, non meno grave, nelr Italia del Nord, il Piemonte i)ropriamente detto, eccettuato.
Gl’Italiani — dacché giova ridire continuamente le somme cagioni del malcontento — hanno creduto, gridando Unitá e acclamando coi i)lebisciti popolari alla Monarchia, conquistare non solamente l’Unirá materiale, ma libertá senza la quale non esiste che unitá di prigione: indipendenza senza la quale l’unitá non è nazionale; forza senza la quale l’unitá non dura che a beneplacito delle circostanze; miglioramento <li condizioni sociali senza il quale l’unitá non ha scopo, né senso; leggi che uscite dal senno raccolto della Nazione rappresentino i bisogni e le aspirazioni di tutti, e amministrazione data ai migliori per ingegno e virtú, scelri in ogni terra d’ Italia, in ogni classe, in ogni opinione, fuorché in quella che nega l’Unitá Nazionale. Stava in core, uon solaiiieiite a noi, quando accettammo leali un esperimento avverso al nostro ideale, ma a quei che pugnarono