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ALLA ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA DI PAVIA.

Fratelli, Io raccolsi, o giovani, con tacita riconoscenza — dacché io era infermo quando mi giunsero — le cortesi ed affettuose parole, colle quali mi chiamaste fratello: né in ciò potevate dubitare di me. Però vi scrivo oggi, non tanto a dirvi com’ io mi sentissi confortato dalla nomina della quale voleste onorarmi, quanto a sdebitarmi dell’obbligo che la fratellanza m’ impone, dicendovi ciò ch’io spero e ciò che la patria aspetta da voi. Com’ io vi sarei grato, se voi mi additaste una via, pella quale io potessi giovare pili efficacemente al paese, accoglierete cosi quei consigli che la coscienza mi suggerisce. Oggi, quando il moto della nostra Nazione è fermato a mezzo e non esiste iniziativa di bene in chi siede al Governo, è necessario intenderci per dirigere il popolo sulla via dell’azione.

La parte ch’io dico pratica^ e riguarda noi tutti, a qualunque etá, condizione e frazione di popolo apparteniamo, fu accennata da me nei primi dell’anno scorso, nella Circolare che probabilmente v’è nota, ma della quale a ogni modo vi mando copia. A cittadini d’ una terra che ha nome Italia, e conta in