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Il Groverno è forte, se vuole: forte al di dentro, forte al di fuori. Al di dentro, noi tutti, se quelle condizioni s’adempiano, saremo per esso. Siamo ventidue milioni: e se tutti concordi, non temiamo di potenza esistente. Al di fuori, tutta l’Europa, il giorno in cui <;e.ssi di crederci legati a favorire i disegni del líonaparte. è per noi. Luigi Napoleone non può (;osa alcuiui contro di noi, se non proteggendo. E l’Austria non è forte se non della nostra inerzia; assalitori, noi siamo certi di porla tra le forze deir Ungheria insorta e le nostre: assalitori e iniziatori della guerra delle Nazioni nel centro e nelr oriente d’Europa, è tutt’ uno per noi; chi noi vede, non è degno di presiedere alla creazione d’un Popolo. Gli uomini chiamati al Governo pensino e scelgano. Gli uomini, che mandarono primi il grido d’Unitá Nazionale, non tradiranno la loro missione perch’ altri tradisca la sua. In questi momenti di rinnovamento governativo, essi offrono anche una volta e lealmente la concordia invocata: ma determinati, col Governo o col Popolo, di fare l’Italia. Ed è tempo veianieute che qualcuno. (íoverno o Popolo — l’uno e l’altro, se pure è possibile — intenda i pericoli che ci sovrastano, e come da sei mesi è falsata la via. Tra le cieche adorazioni a individui che non possono vivere se non della nostra vita e le feste e i cantici a una Italia che finora non è. noi, da sei mesi, perdiamo, invece di conquistare, terreno. Sei mesi addietro, nessuno in Europa dubitava del nostro trionfo: oggi. l’Europa dichiara i fati d’Italia perduti. i)erché la morte ha còlto un ministro; Sei mesi addietro, i popoli, dal mar Nero alla Vistola, fremevano azione perché vedevano sorta e militante l’Italia: oggi, i moderati Ungaresi sus-