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disegni dei giudici. L-d provincia rimase siff’attameute abbattuta e spogliata, che non era piú possibile tro varvi una moneta d’oro. Queste cose accadevano nel 1833. Piú dopo le virtijne fecero conoscere al re Carlo Alberto le inique opere della Commissione: e il ministero diede ordini di lestituzioni clie naufragarono nella Segreteria di Stato e nella grande Cancelleria di Cagliari. Vivevano ancora collocati negli alti scanni della Magistratura o Deputati, parecchi di quei persecutori, quando diciassette anni dopo, nel 1850. Gioigio Asproni ricordò intrepidamente alla Camera quei barbari fatti, pendente la discussione della legge per l’abolizione delle decime. III. Ho citato il fatto delle due buone leggi dettate dal ministro Balbo, rimasta ineseguita I’ una. travolta l’altra nell’applicazione a diventare sorgente di guai terribili a una provincia. E potrei moltiplicare all’in Anito gli esempi. Il ministro genovese Vincenzo Ricci, vide l’utilitá di stabilire nell’isola un centro amministrativo, e istituí, coll’approvazione del Parlamento, l’intendenza generale di Xuoro. I mandati a compiere quell’ufficio erano uomini dappoco; l’istituzione nondimeno, mercè l’aiuto dei consigli provinciali e divisionali, riesci vantaggiosa, promosse aspirazioni generose italiane, giovò le comunicazioni interne, fece progredire l’istruzione. Ma ad ogni passo, il governo inceppò: e basti dire che bilanciate le spese per le scuole di filosolia, passarono tre anni prima che potesse ottenersi la nomina dei professori: un ispettore straordinario, spedito in Nuoro, diceva, scimmiottando Francesco I, che la Sor<íegn(i avevo bisogno, non d’ uo-