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quasi tutte le derrate dell’isola, compreso il bestiame. Decretata, dopo la guerra del 1848. l’estensione dello Statuto all’isola, l’introduzione dei nuovi tributi rese necessaria l’abolizione delle decime, e fu fatta la legge del 15 aprile 1851. Molti prebendati scesero da una rendita annua di 20,000 franchi a un assegnamento di 1.500: parecchi vice-pairochi ebbero il povero stipendio di 40 franchi! ]Ma il poi)olo non ebbe miglioramento. La legge che aboliva le decime e i tributi antichi di vario nome, li riassumeva tutti nell’unica imposta sulla rendita prediale, fissata in ragione del dieci per cento: sul continente, la provincia piú gravata non varcava l’otto, e la media jier tutte non eccedeva il sei. Per accertare e affrettare la riscossione fu iniziato nel 1852 un catasto provinciale dell’isola, monumento d’errori incredibili e di arbitrio che peggiorò, per ingiustizia di cifre e spesa di liti e verificazioni a correggerle, la sorte dei contribuenti. Basti il dire che si trovano in quel catasto attribuzioni di stabili ad uomini senz’ombra di diritto e pretesa ad esserne proprietari, e indicazioni di regioni che non hanno esistito mai. Poi l’arbitrio dei bilanci affidati talora a delegati speciali fu tanto, da non potersi credere che per documenti officiali. Nel 1856. Forru. dove la popolazione era. pel colèra, scemata d’un settimo e che bisognava d’aiuti, ebbe l’imposta portata, da un delegato inviatovi, al quarantatre per cento della reudita. Cosí l’arbitrio e l’aviditá ridussero sempre in nulla le migliori riforme, i piú utili provvedimenti. Due savie leggi escirono perla Sardegna dai Ministro Balbo: quella colla quale si dichiarava libera la ])iantagione della nicoziana, e l’altra che dava