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difalcasse il vice-ie quello cli’ei stimava pel sostentamente del proprietario, il rimaneute era abbandonato al governo. I G-alluresi, fra gli altri, e i popolani del Gocèano. enuisi esibiti a combatcere ove piacesse e a fornir di viveri i loro combattenti. I baroni, pressoché tutti, aveano otí’erto copia grande d’uomini armati da trarsi dai loro feudi: i prelati e il clero, soccorsi abboudevoli in denaro e derrate. — In Sassari, in Tempio, in Jglesias, in Alghero, con oblazioni spontanee di viveri e di denaro, formavansi magazzini di viveri per le milizie. Ordinavansi sopra ciò, in Alghero, quattro centurie di fanti e due di cavalli, tutti volontari.... Un negoziante cagliaritano. Giuseppe Rapallo, al primo sentore di pericoli, gittava, non ricercato, nel tesoro regio, cento mila lire, n’esibiva altrettante alla mano alla prima richiesta, e fondi anche maggiori sulle piazze di Genova e Napoli, qualora piacesse di colá disporne.... T^a sete stessa della privata vendetta, distruggitrice forsennata della sarda popolazione, era spenta in quei giorni: in mezzo a quella licenza d’armamenti, il numero degli omicidi era notevolmente scemato.» Tale si mostrò la Sardegna in quella tempesta. E se oggi l’entusiasmo fosse nei ventidue milioni d’Italiani indipendenti la metá di quel ch’eia nei Sardi d’allora, due mesi ci darebbero l’Unitá della Patria compita. Venezia aspetta tuttavia il suo Rapallo. Ricordano le storie di quei mesi, che di mezzo a quel sublime entusiasmo popolare, il governo faceva in Cagliari mancare i carretti alle artiglierie, per servire a un privilegio alle ferrature concesso a un artigiano piemontese. Quel fatterello, di fi onte alla flotta nemica, compendia tutto quanto il sistema.