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dere che il principio di Nazionalitá è onnipotente e die il momento d’ una trasformazione Europea per opera sua sta per giuno;ere. Egli pensa che, riconosciuta r impossibilitá di sopprimerlo, è necessario farne monopolio, sviaine il corso naturale, rapirgli quant’è in esso logicamente ostile al potere assoinro, limitarlo, mutargli natura, sostituendo la nuda questione di territorio a quella di libertá, e farne stromento di forza per proprio (;onto e per l’ingrandimento successivo della propria dinastia e della Francia Imi>eriale. In questo è riposta tutta la di lui potenza. Che cosaricliiedevasi per rompere disegno sift’atto? Riconoscere ciò ch’egli aveva riconosciuto e impadronirsi della parte ch’ei si propone, con intenzioni piú pure. Se 1* Inghilterra avesse nel 18.57 risposto favorevolmente alle proposte che le venivano dal Piemonte se deducendo arditamente le conseguenze del linguaggio tenuto nelle Conferenze Parigine, essa avesse preso a sostenere a)»ertamente la causa d’Italia. Luigi Napoleone non avrebbe ])otuto atteggiaisi a protettore unico dell’Italia; non avrebbero avuto luogo né la pace di Villafranca, né la cessione della Savoia e di Nizza.
Se la Germania opponesse oggi unanime all’Austria una opinione favorevole alla Giustizia: s’essa separasse apertainente la sua causa dá quella degli oppiessori del Veneto; se chiedesse, di concerto coll’Inghilterra, l’applicazione severa del principio di non-intervento alle cose d’Italia e l’allontanamento immediato delle truppe francesi da Roma; essa conquisterebbe l’amicizia e l’entusiasmo d’ Italia, emanciperebbe noi dalla Francia imperiale, indebolirebbe il solo nemico ch’essa <lebba temere, stabilirebbe Mazzini. Scritti, ecc., voi. LXIX (Poliiiia. vd. XXlVj. 13