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Su queste basi poggia pei popoli e per gli uomini di parte nostra la questione delle Nazionalitá. L’ordinamento delle Nazionalitá non è solamente riparazione a grandi ingiustizie, conseguenza d’ un concetto filosofico-storico, sostituzione del principio della volontá popolare al fatto della conquista feudale monarchica, applicazione logica della nostra fede nella Libertá: ma è pure il grado necessario a raggi uugere l’Associazione, la divisione del lavoro collettivo, la costituzione dello stromeuto col quale l’17manitá potrá un giorno (conquistare pacificamente il proprio progresso, la via unica per la quale una immensa somma di forze morali, intellettuali, economiche, oggi perduta o sviata in una lotta continua inevitabile contro un ordinamento arbitrario e il mal governo che ne conseguita, potrá cooperare al miglioramento dell’inteia famiglia umana e ali* incremento della ricchezza comune. Finché, per non accennare clie a due Stati, otto milioni di razza Grermauica sostituiranno nell’Impero Austriaco il proprio fine e le proprie tendenze al fine e alle tendenze di veutotto o ventiuove milioni d’Ungaresi, Boemi, Polacchi, Illirici, Rumeni, Italiani — tinche due milioni al piú di Turchi domineranno nella Turchia d’Europa su quindici milioni d’Ellèni, Slavi, Rumeni separati dai primi per religione, tradizioni, abitudini, capacitá — la vita di quei popoli correrá pressoché inutile o sará perenne minaccia di guerra.

Senza riconoscimento di Nazionalitá liberamente costituite, non avremo mai gli Stati Uniti d’Europa. E l’iniziativa della grande impresa è in oggi, o Italiani, commessa a voi. Non che dobbiate correre in aiuto colParmi a tatti quei popoli o farvi dichiaratamente e direttamente promotori di guerra e d’ in-