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disegno, del lavoro, della direzione. Onta e sciagura a colui che per vanitá o intolleranza, attraversasse la via!» E sei anni dopo, nel settembre del 1858 — quando gli uomini, ch’oggi ancora inceppano e sviano il nostro moto, negavano la potenza dell’iniziativa Italiana e mendicavano, con patti fatali per essa, l’aiuto del dispotismo straniero — io, parlando di quella iniziativa, aggiungeva queste parole alle prime: L’ Italia è in oggi il popolo che raccoglie visibilmente in sé tutti i caratteri dell’iniziativa. L’ universalitá dell’opinione propizia al moto è provata da una serie di generose proteste unica, da dieci anni in poi, in Europa. La causa )^ azionale d’ Italia è identica a quella di tutte l’altre dazioni st;hiacciate o smembrate dal riparto territoriale di Vienna. L* insurrezione Italiana, assalendo l’Austria. porge opportunitá di sorgere agli elementi Slavi e Rumeni, che abbondano nell’Impero, aspirano a farsi Nazioni e deplorano le promesse tradite dal Governo imperiale nel 1848. I soldati Italiani, collocati nei paesi i piú malcontenti dell’impero, ne aiuterebbero i moti. Da venti a venticinque mila Uugheresi, soldati dell’Austria in Italia, s’acceutrerebbero alla nostra bandiera d’insurrezione. Il moto popolare Italiano non può quindi, anche volendo. localizzarsi. Le condizioni geografiche dell’Italia e una popolazione di venticinque milioni assicurano durata all’insurrezione tanto da lasciare agli altri popoli spazio di tempo che basti a seguire. L’Austria e la Francia, la Francia e l’Inghilterra non possono avere uniformitá di disegni in Italia.» A quanti chiedono oggi che debba farsi, io non saprei dare altra risposta che quella.,