di spesa, è equilibrato dalle spese di trasporto dentro. Se salta in testa — ciò che non credo — al Governo di sequestrare, lo fa senza chiasso sulla frontiera; mentre all’interno non può, senza processo. Del resto, il fatto è fatto.»1 E piú dopo: «Non divido i tuoi timori. Non si può sequestrare una pubblicazione isolata a libro per frasi come quelle. E anche in giornale, abbiamo detto cento volte ‘progresso repubblicano,’ etc, senz’essere sequestrato. È teoria; e come tale, non cade sotto la legge. Nella seconda frase, non è pericolo. Soltanto, se vuoi, puoi mettere, ‘né dalla Monarchia che s’insinuò, nel XVI secolo, sull’orme dello straniero e senza missione propria, fra noi.’ Il dalla invece di una e la menzione del XVI secolo dà alla frase un valore storico che nessuno può contradire. Perché preferisci di stampare a Lugano, invece di Parma o Milano? Era infinitamente meglio per la circolazione. E, come ti dissi, v’è tanto poca difficoltà che Stampa2 mi chiedeva giorni sono permesso di pubblicare a Milano. Bada che, come una nota chiarirà, gli ultimi due articoli furono, nell’Unità, stampati a rovescio, l’ultimo invece del penultimo e viceversa.»3 Tornava però a raccomandare: «Ma ciò che assolutamente dovresti fare, è mettere basso prezzo. Bada. Il libriccino è per gli operai. È tra loro che deve avere il suo smercio. Vivi sicuro che il buon mercato accrescerà la vendita e il risultato per te sarà lo stesso.
- ↑ Ved. l’ediz. nazionale, vol. LXVII, p. 253.
- ↑ Infatti, poco prima egli aveva scritto al Grilenzoni: «Cosa pensi dí fare pel libretto agli operai? L’hai ora tutto. Te ne chiedo, perché altri mi chiede stamparlo da Milano; poi, vorrei non pensarci piú e avere la cosa fatta sema induyi indefiniti» (ediz. nazionale, vol. LXVIII, p. 50).
- ↑ Id., vol. LXVIII, pp. 114-115.