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[1861] | italia e germania | 153 |
rialismo ingigantito, onnipotente d’influenze, forte della memoria dei semi-beneficii largiti, forte del prestigio della riuscita, forte anzi tutto delle paure e della fiacchezza dell’elemento moderato, che il suo intervento nella nostra guerra avrà naturalmente costituito dominatore del moto.
Quel giorno, basterà all’Imperialismo dire allo Tsarismo — abbiate Costantinopoli — per essere padrone assoluto dell’occidente e del mezzogiorno d’Europa.
Quale è il rimedio al pericolo?
Isolare l’Impero, limitare l’azione del Bonapartismo: riordinare l’Europa in giovani e forti Unità, a seconda delle tendenze nazionali, in nome e coll’opera dei popoli.
E per questo, togliere ogni opportunità d’aiuti e di cooperazione nell’impresa alla Francia Imperiale, creando tanta reciproca fiducia nei popoli da toglier loro ogni desiderio d’appoggio straniero: — sopprimere risolutamente le cagioni che spingono le nazioni ad accogliere la iniziativa del moto da qualunque parte venga e somministrano pretesto perenne all’intervento usurpatore Bonapartista; — intendersi perché da un punto all’altro d’Europa trionfi la libertà e la direzione del moto sia nelle mani dei popoli, salvo ad intendersi poi, quando la libertà e la coscienza della vittoria spegneranno i sospetti e le gelosie, sulle questioni d’ordine secondario.
Servite al principio, dimenticando gli apparenti interessi locali. La vittoria d’un grande e santo principio è il piú alto pegno possibile ad ogni giusto interesse.
E in una parola, seguite le norme dell’eterna moralità, non i calcoli d’una opportunità menzognera