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152 | [1861] |
colle federazioni, inevitabilmente deboli di fronte all’Unità concentrata dell’Impero di Francia: iniziare, ogni qualvolta ei preveda impossibile l’impedirla, una impresa di popolo per impadronirsene, sottrarla alla direzione della Democrazia, mutarne l’intento, e ottenuto un compenso all’aiuto, troncarla a mezzo; indebolire materialmente e moralmente i governi, prima colla guerra, poi salvandoli dall’estrema rovina; affascinare la Francia colla riconquista della frontiera del vecchio Impero; creare sulle codarde esitazioni altrui una opinione d’onnipotenza pel nuovo Impero in Europa: son questi i suoi mezzi. Le sue forze stanno nell’esercito, nella corruzione diffusa da una stampa assoldata, e in quell’elemento intermedio per ogni dove tra il popolo e l’intento nazionale che s’intitola moderato, che non ha l’energia del bene né il coraggio del male, e che diseredato d’iniziativa propria e tremante dei sagrifici che quella del popolo gli imporrebbe, accoglie volentieri quella d’ogni potente, soggiacendo a suoi patti.
Là sta il vero pericolo per noi. per voi, per l’Ungheria, per la Polonia, per tutti i popoli. Le forze del campo retrogrado si smembrano piú sempre di giorno in giorno: vincerle in buona leale battaglia non è se non questione di tempo e non lungo. L’imperialismo Francese che s’insinua nel nostro campo, combatte con noi, divide le spoglie della vittoria, innesta la sua corruttela sopra ogni nascente libertà di popolo, è piú tremendo nemico. I frutti d’ogni vittoria vanno a ciascun popolo combattente: ogni parte che l’Impero v’ottiene si concentra a un solo paese. E quando un giorno le nostre conquiste isolate e troncate a mezzo c’illuderanno a crederci vincitori, noi ci troveremo innanzi l’Impe-