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introduzione | xi |
«Quanto alla composizione» — scriveva infatti a J. W. Mario il 6 aprile 1860 — «anche Quadrio non ha fatto le cose per bene. Perché pubblica nell’Unità, nlcuni giorni prima un articolo ’Doveri’ che sa di dover pubblicare in Pensiero ed Azione per non interrompere la serie? Avrebbe potuto farlo uscire nella Unità di lunedí, dopo Pensiero ed Azione.»1 Furono tuttavia lamentele inutili, perché M. Quadrio, che era succeduto ad Alberto Mario, rimasto con la consorte imbronciato a Lugano, nella direzione di Pensiero ed Azione, non provvide a riparare in parte all’errore, inserendo almeno nel primo numero escito a Genova di quel periodico la continuazione dei Doveri dell’Uomo; e invece ne ritardò la pubblicazione al numero successivo, del 14 maggio 1860, quattro giorni dopo che il Mazzini era entrato nascostamente nella sua città natale, continuandola nel numero successivo del 23 dello stesso mese, che fu l’ultimo di quel periodico, in cui non fu inserito né meno integralmente; infatti, l’ultima parte comparve nel numero del 6 giugno dell’Unità Italiana: e nello stesso periodico vi fu pure pubblicato (nn. dei 10 e 11 giugno) il XII capitolo, che era la conchiusione d’uno dei più nobili scritti dell’apostolo dell’unità nazionale.
Era probabilmente intendimento del Mazzini di riunire e dare a luce in un libretto i Doveri dell’Uomo, dedicandoli agli operai italiani. Accolse quindi volentieri l’offerta, che gli venne da Giovanni Grilenzoni, al quale già dal 27 marzo 1860 aveva scritto: «Ho ricominciato, come vedi, i Doveri per gli Operai. Tre o quattro articoli ancora ed ho finito. Allora, potrai pubblicare in volume. Ben inteso, appena finiti gli articoli, man-
- ↑ Ved. l’ediz. nazionale, vol. LXVII, p. 224.