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[1841-1860] dei doveri dell’uomo. 141

e sacrificio, e parlavano in nome del diritto alla felicità, al godimento, lottare audaci, colle parole di popolo e libertà sulle labbra, e frammischiarsi a noi uomini della nuova fede, che imprudenti gli accoglievamo nelle nostre fila. Quando s’aprì ad essi, con una vittoria o con una transazione codarda, la via di godere, disertarono e ci furono nemici acerbi al dì dopo. Pochi anni di pericoli, di persecuzioni durate erano stati sufficienti a stancarli. Perché senza coscienza d’una Legge di dovere, senza fede in una missione imposta all’uomo da un Potere supremo su tutti, avrebbero essi persistito nel sacrificio sino all’ultimo della vita? E vidi, con più profondo dolore, i figli del popolo educati da quegli uomini, da quei filosofi, al materialismo, tradire la loro missione, tradir l’avvenire, tradire la loro Patria e se stessi, dietro alla stolta immorale speranza che troverebbero forse il ben essere materiale nei capricci e negl’interessi della tirannide. Vidi gli operai di Francia rimanersi spettatori indifferenti del 2 dicembre, perché tutte le questioni si erano ridotte per essi a una questione di prosperità materiale e s’illudevano a credere che le promesse sparse ad arte fra loro, da chi aveva spento la libertà della patria, avrebbero forse potuto diventar fatti. Oggi lamentano perduta la libertà senza aver conquistato il ben essere. No, senza Dio, senza coscienza di legge, senza moralità, senza potenza di sacrificio, perduti dietro ad uomini che non hanno nè fede, nè culto del vero, nè vita d’apostoli, nè cosa alcuna fuorché la vanità dei loro sistemi, io lo dico con profondo convincimento, non riuscirete. Avrete sommosse, non la vera, la grande Rivoluzione che voi ed io invochiamo. Quella Rivoluzione, se non è una illusione d’egoisti spronati dalla vendetta, è un’opera religiosa.