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[1841-1860] dei doveri dell’uomo. 139

tevi tra voi in una vasta universale Lega di Popolo, tanto che la vostra voce sia voce di milioni e non di pochi individui. Avete il Vero e la Giustizia per voi; la Nazione v’ascolterà.

Ma badate, e credete alla parola d’un uomo che studia da trenta anni l’andamento delle cose in Europa e ha veduto fallire a buon porto, per immoralità d’uomini, le più sante ed utili imprese: non riuscirete se non migliorando. Non conquisterete se non meritando, col sacrificio, coll’attività, coll’amore. Cercando in nome d’un dovere compito o da compiersi, otterrete; cercando in nome dell’egoismo, o di non so quale diritto al benessere che gli uomini del materialismo

    gli operai nelle interruzioni di lavoro, aiutati dall’operaio che per ventura lavora, vendendo, impegnando ad uno ad uno gli oggetti d’uso.
    Alcuni lavori erano stati eseguiti. E il prezzo fu pagato il 4 maggio 1849. Quel giorno fu per l’associazione ciò ch’è una vittoria sul cominciare d’una guerra: e fu celebrato. Pagati i debiti, riscossi i crediti esigibili, rimaneva per ogni socio una somma di fr. 6 e 61 centesimi. Fu convenuto che ritenendo come parte di salario 5 franchi si consacrerebbe il di più di ciascuno a un pranzo fraterno. I 14 soci, i più fra i quali non avevano assaggiato vino da un anno, si riunirono assieme alle loro famiglie a mensa comune, la spesa fu di 32 soldi per famiglia.
    Ancora per tutto un mese, il salario non fu che di cinque franchi per settimana. Nel giugno, un fornaio, amatore di musica o speculatore propose la compra d’un pianoforte da pagarsi a pane. Fu accettata la proposta e convenuto il prezzo in ragione di 480 franchi. Fu ventura per l’associazione che fu certa d’avere almeno l’indispensabile. Non si calcolò nei salarii il valore del pane. Ciascuno ebbe quanto gli bisognava e, per gli ammogliati, quanto bisognava alla famiglia.
    Intanto l’associazione, composta d’operai capacissimi, superava a poco a poco tutti gli ostacoli e le privazioni che