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128 | dei doveri dell’uomo. | [1841-1860] |
Quando la società non conoscerà distinzione fuorché di produttori e consumatori o meglio quando ogni uomo sarà produttore e consumatore — quando i frutti del lavoro, invece di ripartirsi tra quella serie d’intermediari che, cominciando dal capitalista e scendendo sino al venditore a minuto, accresce sovente del cinquanta per cento il prezzo del prodotto, rimarranno interi al lavoro — le cagioni permanenti di miseria spariranno per voi. Il vostro avvenire è nella vostra emancipazione dalle esigenze d’un capitale arbitro in oggi d’una produzione alla quale rimane straniero.
Il vostro avvenire materiale e morale. Guardatevi intorno. Ovunque voi trovate il capitale e il lavoro riunito nelle stesse mani — ovunque i frutti del lavoro sono non foss’altro, ripartiti fra quanti lavorano, in ragione del loro aumento, in ragione dei loro benefizi all’opera collettiva — voi trovate diminuzione di miseria e a un tempo aumento di moralità. Nel Cantone di Zurigo, nell’Engadina, in molte altre parti della Svizzera dove il contadino è proprietario, e terra, capitale, lavoro, sono congiunti in un solo individuo — in Norvegia, nelle Fiandre, nella Frisia Orientale, nell’Holstein, nel Palatinato Germano, nel Belgio, nell’isola di Guernesey sulle coste inglesi — è visibile una prosperità comparativamente superiore a quella di tutte l’altre parti d’Europa dove manca al coltivatore la proprietà della terra. Una razza d’agricoltori popola quelle contrade notabili per onestà, dignità, indipendenza e modi schiettamente leali. Le abitudini dei lavoranti nelle miniere di Cornwall in Inghilterra come quelle dei navigatori Americani che trafficano colla China e sono addetti alla pesca delle balene, fra i