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[1841-1860] | dei doveri dell’uomo. | 123 |
chezza nel proprietario, aggravando le classi povere e togliendo loro ogni possibilità di risparmio. Ma se, invece di correggere vizi e modificare lentamente la costituzione della Proprietà voi voleste abolirla, sopprimereste una sorgente di ricchezza, di emulazione, d’attività, e somigliereste al selvaggio, che per cogliere il frutto troncava l’albero.
Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla.
Bisogna richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che il lavoro solo possa produrla.
Bisogna avviare la società verso basi più eque di rimunerazione tra il proprietario o capitalista e l’operaio.
Bisogna mutare il sistema delle tasse, tanto che non colpiscano la somma necessaria alla vita e lascino al popolano facoltà di economie produttive a poco a poco di proprietà.
E perché ciò avvenga, bisogna sopprimere i privilegi politici concessi alla proprietà, e far sì che tutti contribuiscano all’opera legislativa.
Or tutte queste cose sono possibili e giuste. Educandovi, ordinandovi a chiederle con insistenza, poi a volerle, potreste ottenerle; mentre cercando l’abolizione della proprietà, cerchereste una impossibilità, fareste un’ingiustizia verso chi l’ha conquistata col proprio lavoro e diminuireste la produzione invece di accrescerla.
§. 3.
L’abolizione della proprietà individuale nondimeno è il rimedio proposto da parecchi tra i sistemi di socialisti dei quali vi parlo, e segnatamente del