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[1841-1860] dei doveri dell’uomo. 119


E nondimeno, v’è progresso nella condizione della classe alla quale voi appartenete: progresso storico, continuo, che ha superato ben altre difficoltà. Voi foste schiavi, voi foste servi, voi siete in oggi assalariati. V’emancipaste dalla schiavitù, dal servaggio; perché non v’emancipereste dal giogo del salario per diventare produttori liberi, padroni della totalità del lavoro della produzione ch’esce da voi? Perché tra l’opera vostra e l’opera della Società, che ha doveri sacri verso i suoi membri, non si compirebbe pacificamente la più grande, la più bella rivoluzione che possa idearsi, quella che, dando come base economica al consorzio umano il lavoro, come base alla proprietà i frutti del lavoro, raccoglierebbe, sotto una sola legge d’equilibrio tra la produzione e il consumo, senza distinzione di classi, senza predominio tirannico d’uno degli elementi del lavoro sull’altro, tutti i figli della stessa madre, la Patria?

§. 2°.

Il senso di dovere sociale verso gli uomini del lavoro, al quale ho accennato finora, andava, mercè sopratutto la predicazione repubblicana, crescendo negli animi e assicurando l’avvenire popolare delle rivoluzioni, quando sorsero negli ultimi trent’anni, in Francia segnatamente, alcune scuole d’uomini buoni generalmente e amici del popolo, ma trascinati da soverchio amore di sistema e da vanità individuale, che sotto nome di socialismo proposero dottrine esclusive, esagerate, avverse spesso alla ricchezza già conquistata dall’altre classi ed economicamente impossibili, e spaventando la moltitudine