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a tutta Europa, e stretto nei giorni della vittoria, fu la prima confessione della potenza d’un elemento inavvertito allora dai più: un omaggio forzatamente reso alla solidarietà delle nazioni, all’unitá della vita europea; un’applicazione falsa e tirannica d’un principio vero, e che forma l’anima della nostra fede, il principio rivelatore d’una vita collettiva nell’umanità. Toccava a noi di opporre a quella un’applicazione legittima, fondata, non sul privilegio arbitrario dei pochi, ma sul diritto, e più, sul dovere di tutti. Toccava alla democrazia di levare arditamente in alto, a fronte della bandiera sulla quale gli uomini del 1815 avevano scritto Dio e i principi, la bandiera che porta scritto Dio e i Popoli.


II.


Il presentimento dei principi si avverò. Il popolo sorse; nè solamente in Francia, ma in quasi tutte le terre d’Europa, con tanto più vigore, quanto più vasta era la conquista da farsi: non politica soltanto, ma sociale. Sorse, dapprima appoggiando la classe degli abbienti che gli prometteva combattere la sua battaglia, la battaglia di tutti: poi, deluso da quegli uomini che, conquistato l’esercizio dei proprii diritti, gli si facessero alla loro volta nemici, con azione più diretta, con esigenze più esplicite. Errò, smembrandosi di programma in programma, da scuola a scuola, e taluna pericolosa, se non fosse assurda. Inesperto, fidato a instinti sublimi più che non a meditati disegni, tradito spesso dalla soverchia fiducia in capi mal noti, talora da diffidenza non meritata d’uomini buoni davvero, cadde, risorse per ricadere, sprecò dietro a illusioni forze gigantesche, capaci di disfare e rifare un mondo, versò sterilmente sangue puro e prezioso tanto da fondare una religione. Ma gli errori e le disfatte possono spengere fazioni, non popoli. Le nazioni non muoiono, si trasformano. E questo agitarsi profetico, di moltitudini, questo commovimento del genere umano, che Dio sprona a nuova meta, a più largo sviluppo di facoltà consociate, ha conquistato, come marea che salga, più sempre terreno, s’è fatto di lustro in lustro, d’anno in anno, più vasto e profondo. Oggi, checchè si faccia, la vittoria è nostra. Nè leghe di principi, nè artificii o persecuzioni di papi, possono ormai far altro che ritardarla e renderla più sanguinosa. Rapircela, non è dato a potenza umana.