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l’estro, lo sviluppo del pensiero, ne ripeteva non pochi, probabilmente riserbandosi di toglierli e variarli più lardi. Ed è allo stesso modo ch’io spiego le frequenti coincidenze delle stesse idee, delle stesse forme; perocchè non sene potrebbe rendere altrimenti un’equa ragione; e se mai altri avessero posto mano ai libri De R. N., la prima cosa ad emendare avrebbe dovuto esser questa.

Già il contrasto fra l’Eichstædt, che avrebbe supposto migliorato il lavoro dal suo rifacitore, ed il Forbiger che al rifacitore attribuirebbe il più grave danno del medesimo, sembra infermare l’autorità d’ambedue; e se poi le magagne del poema ci vietano d’accostarci alla sentenza del primo, non mancano titoli per volger in dubbio anche la più felice congettura del secondo. Un poeta qualunque, che con pieno sacrificio di sè stesso, rimanendo ignorato, avesse pur tolto,a ritoccare, se non anco a rifare i libri di Lucrezio, perchè doveva essere così ignorante da riprodurre le stesse forme o lasciarle inemendate? E quando vi avesse voluto intrudere qualche cosa del suo, piuttosto che infarcirvi qua e là alcun obbliato assioma epicureo, od alcuna immagine dell’autore già altrove adoperata, non vi avrebbe