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introdotte nel poema non debbano ricercarsi nelle parti più accurate ed eleganti, dovendosi secondo lui attribuire la seconda pubblicazione del poema stesso ad un qualche retore-verseggiatore della decadenza, vissuto probabilmente verso gli ultimi anni di M. Aurelio. Ora gli argomenti a cui l’uno e l’altro si appoggiano possono ridursi a due, l’ineguaglianza dello stile, e le spesse ripetizioni dei medesimi versi, modi, pensieri. Ma, anche a fronte di sì forti ingegni, sia lecito esporre qualche dubbio di opposizione. La disparità che nei libri di Lucrezio si nota passando da luogo a luogo, è per non poca parte giustificata dalla diversità delle trattate cose; e d’altronde, dovendosi riguardare questi come poeta di transizione, ultimo dell’età non peranco dirozzata e primo dell’età migliore, non basterebbe questo solo fatto a renderci ragione di quelle sconvenienze, di quelle ineleganze che fanno contrasto ai più perfetti modi del rimanente lavoro? Ma il più forte argomento sta in ciò che io non credo aver potuto Lucrezio rivedere e riforbire i suoi canti.

Virgilio lasciava incompiuti parecchi versi dell’Eneide; Lucrezio, o perchè dimenticasse i già scritti, o per non arrestare la foga del-