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Non è sì bianco delle agnelle il latte,
     Nè così bianco il molle giglio appare,
     Nè di Venere son le carni intatte
     A chi brama piacer talor gustare,
     Nè si candido latte in terra sta
     Come il latte dell’anglo baccalà.

Bello è veder il ciel, bello è vedere
     La terra quando fa ritorno aprile,
     Bello è scoprir l’arcane cose e vere
     Mostrar altrui la forza lor virile,
     Bello l’amore e bella l’amistà
     Ma assai più bello in piatto il baccalà.

Il fiero pino allor che appar sul monte
     Non ha il volto si snello e disinvolto,
     Le antenne di San Marco, a voi già conte,
     Non han lo sguardo al ciel si ben rivolto.
     Ne s’ergono giammai con tal maestà
     Come ritto vedete il baccalà.

Di Strasburgo le torte ed i bodini,
     Il di Biffi già noto panettone,
     Di Marsala, di Cipro, i veri vini,
     Ciò che al pranzo trovossi d’Epulone,
     Niente infatti raggiungere potrà
     Il gusto immenso ognor del baccalà.

Bertini 1 allor che nelle vaste idee,
     Giudice fu, nei nostri pranzi eletto,
     Dovette giudicar dopo di me,
     E Trincanato, che fra voi non metto, 2
     Se giudice lo chiamo, egli darà
     Il primato per sempre al baccalà.

  1. Magazziniere della Ditta Palazzi e custode degli ogli.
  2. Magazziniere della Ditta Palazzi negoziante in baccalà, oglio e salumi.