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nipote nata sotto tanto infausti auspizii, pure non potè abbandonare l’amore di madre, quando vide la figlia abbandonata ed esecrata da tutti.

La fama di una sì terribile, e tragica avventura si propagò per la capitale, e non tardarono ad arrivare gli agenti del Sant-Uffizio per impadronirsi d’Isidora come diffatti eseguirono. Ella non potè, se non dopo molte settimane, ricuperare la ragione e la reminiscenza, per cui si avvide di essere in una prigione oscura, rischiarata soltanto da un debole raggio di luce, che passava a traverso di una inferriata, per mezzo di cui le riuscì di vedere, che sua figlia era al fianco di lei. Stretta contro il seno della madre ella ne aveva attinta, senza che la madre se ne accorgesse, una meschina nutritura. Isidora se l’appressò al cuore e piangendo esclamò: Tu sei meco! sola con me!.... Non hai più padre.... egli è all’estremità della terra.... mi ha lasciata sola.... Ma che dico, sola? io sola più non sono, dacchè tu sei meco!.... Per lo spazio di alcuni giorni fu lasciata Isi-