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volsero verso lo sposo; quando il loro lume fu spento, ella sentiva ancora, che le braccia di lui la stringevano: un istante appresso Margherita non sentiva più nulla.

Il misero Sandal si gettò sul letto della sua sposa; ed Eleonora perdendo ogni altra reminiscenza in una sì crudele disgrazia non potè che ripetere le sue grida, senza pensare che quella, di cui essa allora deplorava la perdita, era stato il solo ostacolo alla sua felicità. Di tutte le voci però, che in quel giorno funesto risuonarono di pianto, e fecero echeggiare le torri e le volte del castello nessuna potè uguagliare quella della vedova Sandal. I suoi pianti erano grida di rabbia; la sua afflizione, una disperazione, che nulla poteva calmare. Correndo come forsennata da una camera all’altra, si strappava i capelli e profferiva contro sè medesima le più orribili imprecazioni. Finalmente si avvicinò alla camera ove era stata collocata la defunta; i domestici volevano impedirle l’ingresso, ma non ne ebbero la forza: