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aveva diretto il mio cammino, e mi aiutò pur anco a distinguere un mobiliamento, che parvemi molto strano. Vi erano delle carte geografiche, dei globi e parecchi istrumenti, dei quali mi era incognito l’uso, ma che, per quanto appresi dappoi, eran istrumenti di anatomia. Scorgevasi similmente una macchina elettrica, un curioso modello d’avorio d’un istrumento per dare la tortura, alcuni libri e molti rotoli di pergamena, sui quali si leggevano delle lettere rosse e gialle; finalmente intorno alle mura si vedevano posti con ordine quattro scheletri, e collocati dentro una specie di cataletti perpendicolari, che a quegli ossami spolpati facevano prendere delle positure animate, e sembravano essere gli abitanti di quello straordinario appartamento. Fra gli intervalli v’erano degli animali impagliati, e fra gli altri un coccodrillo e delle ossa gigantesche, che da principio credetti esser quelle di Sansone, ma che poscia seppi essere di un mammouth. Vi scorsi ancora delle corna di alce, che pre-