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lato vi erano alcuni alberi bistorti, i cui rami erano violentemente agitati dal vento. Ogni cosa sembrava ugualmente triste e sconosciuta ad Isidora, che dopo il suo arrivo al castello era a mala pena uscita dal recinto del parco. Pensò ella fra sè medesima, che quella notte era molto tetra, e quindi disse la stessa cosa a mezza voce colla speranza di ricevere una qualche consolante risposta; ma Melmoth continuava a serbare il silenzio. Il coraggio di Isidora cedendo finalmente alla fatica ed alla emozione la spinse a piangere.
Vi pentite di già dunque del passo, che avete fatto? le disse Melmoth calcando la voce sulla espressione di già. — No, mio amico, no; gli rispose Isidora tergendosi le lagrime. È impossibile, che mai me ne penta, ma cotesta solitudine, l’oscurità, il silenzio, la rapidità del nostro cammino, riuniti tutti insieme hanno qualche cosa di spaventoso. Mi sembra di traversare una regione incognita. È veramante il soffio del vento questo che io odo? Quanto mai lugubri