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che era stato incominciato dalla sua avola. In codesta lettera donna Chiara rendeva conto al suo sposo di tuttociò, che aveva relazione alla loro figlia, e dopo aver fatto elogii dello spirito, de’ talenti, e delle grazie personali di lei, dessa esprimeva un vivo timore sulla di lei ragione. La povera donna riguardava come un contrassegno di alienazione di mente la maraviglia e lo stupore, che gli usi e le costumanze europee cagionavano nello spirito della sua figlia. Dopo aver citati molti tratti in appoggio della sua opinione, terminò la sua lettera con le frasi di uso, la piegò, la sigillò e la spedì alla città, che le era stata da don Francesco indicata.
Le abitudini e le costumanze di don Francesco erano, come quelle della massima parte de’ suoi compatriotti, tutte lente e quasi misurate col compasso; la sua ripugnanza a scriver altre lettere, fuori di quelle, che avevano rapporto col suo commercio, era tanto cognita, che donna Chiara fu seriamente allarmata nel