aggiungeva la debole, ed imperiosa mediocrità della sua genitrice, il carattere egoista ed orgoglioso di don Fernando, gli avvertimenti in fine e le esortazioni perpetue del direttore spirituale della famiglia. Ella era obbligata ad ascoltare le stesse ripetizioni di esortazioni, di rimproveri, di minacce, o a cercare un asilo, nella sua camera, nella quale passava le intiere ore nella solitudine e fra le lagrime. Gli incessanti combattimenti di una persona, coraggiosa sì, ma senza alcun potere contro tanti individui, tutti congiurati a pervenire al loro intento; quel perpetuo conflitto di mali, leggieri bensì, riguardati in particolare, ma insopportabili nella loro totalità, abbattè le forze d’Isidora, che versò delle lagrime amare pensando alle concessioni, che si sarebbero da sè esatte quando avesse finalmente perduto ogni potere di resistenza. Oh! andava ella esclamando, congiunte le mani ed arrivata all’ultimo stadio dello sconforto: Oh! perchè non è desso qui presente per dirigermi e consigliarmi!