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mistero e del dolore; di seguirvi, se fa di bisogno, nell’esilio e nella solitudine. Mentre ella proferiva queste parole regnava negli occhi di lei, anzi in tutta la fisonomia una sublimità sfavillante che le faceva acquistare l’apparenza di una creatura celeste, che riuniva ad un tempo la passione e la purezza. Vi si aggiungeva ancor qualche cosa, che annunziava l’orgoglio della virtù, e la confidenza in una debolezza apparente ed in una interna energia. Dessa era ivi come una femmina amante, ma che dall’amore non è renduta vile o depressa, congiungendo la tenerezza alla magnanimità, pronta a tutto sacrificare al suo amante ad eccezione, di ciò che deve agli occhi di lui diminuire il pregio del sacrifizio; pronta ad esser la vittima, ma sentendosi degna d’immolarsi da sè medesima.
Melmoth la guardava fiso: un sentimento generoso ed umano fece momentaneamente battere il cuore di lui. Egli vedeva la di lei bellezza, l’attaccamento, la pura e perfetta