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que altro nome vi abbiano dato i vostri adoratori indiani, o i vostri padrini cristiani, vi prego di ascoltarmi intanto che io vi disvelo qualche mistero.

Mentre Melmoth parlava così si gettò sopra un letto di giacinti e di tulipani, che spiegavano i loro brillanti colori ed esalavano deliziosi profumi sotto le finestre d’Isidora. Oh! voi distruggete i miei fiori, gridò ella rammemorandosi i momenti felici, in cui fiori erano i compagni della sua immaginazione e del suo cuore. — Vi prego di perdonarmi, disse Melmoth rotolandosi sopra i fiori infranti e lanciando ad Isidora una delle sue tetre occhiate terribili. Io sono inviato per calpestar tutti i fiori fisici e morali del mondo, senza far distinzione nè dei cuori o di altre inezie consimili. Ed intanto, donna Isidora, posciachè così conviene chiamarvi, questa sera io sono qui; dimani sarò... ove la vostra scelta vorrà collocarmi. Vi prevengo però sulle prime, che per me sarà uguale, o che mi mandiate al