sua finestra per cercare di respirare un poco d’aria che l’atmosfera ardente sembrava negarle. Pensava ella che in una notte consimile nella sua isola indiana si sarebbe tuffata nel ruscello ombreggiato dal suo favorito tamarindo; forse si sarebbe arrischiata nelle onde placide ed argentine dell’Oceano, ma adesso ella aveva incominciata la cerimonia del bagno, che cerimonia poteva meritamente chiamarsi ciò che prima non era per lei, se non un piacere incantatore. Il sapone, i profumi, le spugne, e soprattutto l’assistenza delle donne che la servivano, avevano fatto nascere in lei della ripugnanza per ciò, che un tempo le era paruto sì delizioso. Nè il bagno nè la preghiera avevano calmati gli agitati suoi sensi; cercava dell’aria appoggiandosi alla finestra, ma la cercava indarno. La luna brillava sull’alto de’ cieli con tanto splendore, con quanto il sole nelle boreali regioni. Paragonando essa la bellezza del cielo con la trista uniformità dei parterre e de’ boschetti artificiali, che si distendevano a’ suoi piedi, Isidora