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modamente, e cominciò a far passare fra le sue dita i grani del suo rosario con la più grande divozione. Quindi si addormentò profondamente, e non si destò se non quando fu arrivata al luogo del suo destino.
Il mezzo-giorno aveva suonato dì poco, il desinare imbandito in una sala terrena prossima al giardino non attendeva che l’arrivo del padre Giuseppe, che non tardò a presentarsi sopra una mula maestrosa. A prima vista i lineamenti del suo volto portavano l’impronta di una meditazione profonda, ma esaminandolo più da vicino, sembravano piuttosto il resultato della sua fisica conformazione, che di un esercizio intellettuale; ciò non ostante il padre Giuseppe era un uomo onesto e di pure intenzioni.
Terminato il desinare, donna Isidora (questo era il vero nome di Immalia) fece una riverenza profonda alla sua genitrice ed all’ecclesiastico, e si ritirò secondo il suo costume nel proprio appartamento.
E l’ora di far la meridiana, osservò il padre Giuseppe. No, reverendo