sole e l’ombra, i fiori e le foglie, i tamarindi ed i fichi, che erano il solo suo nutrimento; l’acqua che ella beveva, ammirando estatica l’avvenente creatura, che beveva sempre insieme con lei; i pavoni che distendevano le loro ricche e belle piume, appena la scorgevano; la lossia infine che posata sulla mano, o sulla spalla di lei la seguiva nelle sue passeggiate e si sforzava co’ suoi garriti imitarne la voce: tutti questi oggetti erano i suoi amici nè altri ne conosceva fuori di loro. Le umane creature, che talvolta avvicinavansi all’isola le cagionavano in vero una qualche leggiera emozione; ma questa era più presto curiosità, che timore. D’altronde i loro gesti esprimevano del rispetto; tanto aggradevoli per lei erano le loro offerte di fiori, le loro visite eran fatte in un silenzio così profondo, che ella le guardava senza veruna repugnanza, e solo al vederle partire restava maravigliata, come mai potessero sostenersi con sicurezza sulla superficie delle acque, e come creature di un colore sì oscu-