more di vedere da un momento all’altro una tigre lanciarsi contro di loro. Si rassicurarono però al riflettere, che tali belve ordinariamente stanno appiattate nelle vaste paludi ove sorgono delle canne palustri, e non ne luoghi deliziosi, profumati dai fiori. Non avevano neppure a temere lo scontro de’ coccodrilli negli angusti ruscelli che dovevano valicare, e la cui acqua non superava il terzo della loro gamba. I tamarindi, gli alberi di cocco, le palme distendevano i loro fiori, esalavano dei soavi profumi e facevano pendere i ricchi lor rami sul capo della giovinetta religiosa e tremante a misura che andava avvicinandosi alle rovine della pagode. Codesto edifizio era stato anticamente un tempio di forma quadrata costruito in mezzo ad un enorme gruppo di macigni, i quali per un capriccio della natura, assai ordinario nelle Indie, occupavano il centro dell’isola, e sembrava essere il risultato di una vulcanica eruzione. Il terremoto, che aveva rovesciato il tempio, aveva insieme confusi i ma-