Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/112


107

di Maometto, il cui nome è maladetto nella bocca de’ nostri fratelli; che questi doveva far loro delle offerte di liberazione ne’ momenti di una qualche disgrazia che fosse apparentemente senza rimedio, a condizione che facessero ciò, che io non oso ripetere neppure in questa solitudine ove non havvi che tu solo, che mi possa ascoltare. Tu fremi.... Tanto meglio; così almeno veggo che sei sincero nella tua credenza quantunque opposta alla mia. Io ascoltai con avidità questa voce, e tale era la perversità del mio spirito, che desiderava di rincontrare, che dico? di combattere lo spirito maligno in tutta la sua possanza. Siccome i nostri padri nel deserto, io rigettava il pane degli angioli e non aspirava che alle vivande proibite, le vivande de’ maliardi ed indovini dell’Egitto. La mia presunzione fu, ahimè! crudelmente punita; sono rimasto privo dell’amata compagna, del figlio, degli amici: con una esistenza prolungata al di là del termine prefisso ordinariamente dalla natura, e non avendo, che te