offrir te medesimo in olocausto al demonio? Tu sei nelle mie mani, e frattanto io non ho nè il potere nè la volontà di farti del male. Tu che sei sfuggito da tanti pericoli, come mai devi temere nel considerare i mobili che addobbano la camera di un dottore solitario? In questo appartamento io ho passati sessant’anni della mia vita, e tu fremi nel doverlo visitare per un momento! Mangia, mangia; gli alimenti, che ti offro non sono già avvelenati; bevi: in questa tazza non vi è nessun filtro. Mangia e bevi senza timore nella caverna di Adonia l’ebreo. Se tu avessi osato rifugiarti presso i tuoi, io non ti avrei giammai veduto in questo luogo. Hai tu finito? aggiunse, ed io gli risposi con un cenno di capo. — Hai tu bevuto nella tazza, che io ti ho offerta? La mia sete rispose in vece mia e gli restituì il vaso. Egli sorrise ma il sorriso della decrepita età, il sorriso d’una bocca, sulla quale è trascorso più di un secolo, ha una espressione ributtante ed increscevole; non è certamente il