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funto lo obbligava di fermarsi per qualche spazio di tempo in casa. Questo peraltro non era il vero motivo della sua permanenza. La curiosità, ovvero un sentimento, che forse merita che gli sia dato un nome migliore, erasi impadronito del suo spirito. I suoi tutori, che erano le persone le più distinte di quelle vicinanze tanto pel loro stato che per la loro fortuna, ed agli occhi dei quali Giovanni aveva acquistata molta importanza, dopo che aveva ereditati i beni di suo zio, volevano, che egli andasse ad alloggiare in casa di alcuno di loro fino al suo ritorno a Dubino; egli rigettò le loro offerte con urbanità, ma con fermezza. Essi dunque fecero sellare i loro cavalli, strinsero la mano del loro pupillo, partirono e lasciarono solo il giovane Melmoth.

Egli passò tutta quella giornata immerso in riflessioni malinconiche ed inquiete. Traversava la camera di suo zio, si approssimava alla porta del gabinetto, ma incontanente se ne allontanava; si affacciava alla finestra