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altre parole in calce di questo documento; desse non fanno parte del testamento, nè vi figurano in forma di codicillo, e neppure sono sottoscritte dal testatore; ma io posso certificarvi che sono di sua scrittura. Le fece vedere al giovane Melmoth, che riconobbe di fatti i caratteri di suo zio, caratteri cioè perpendicolari e stretti, pieni di abbreviature, e che non lasciavano alcuno spazio vuoto nel foglio. Il giovane non senza emozione lesse quanto segue:
«Ordino a Giovanni Melmoth, mio nipote e mio erede di levar via, e di distruggere o far distruggere il ritratto marcato Io. Melmoth An. 1646, il quale è appeso nel mio gabinetto; gli ordino altresì di far ricerca di un manoscritto, che troverà, per quanto penso, nella terza cantera, vale a dire la più bassa del canterale di acajou, situato sotto il medesimo ritratto. Esso è rinserrato con alcuni altri fogli di poco o nessun valore, come sarebbero sermoni manoscritti, e parecchi opuscoli sul miglioramento dell’Irlanda; ma egli lo distinguerà