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riflessioni del giovane Melmoth. Nel suo spirito si suscitava una folla di pensieri, che egli avrebbe voluto di scacciare; ma che suo malgrado gli si riaffiacciavano. Ripensò alle abitudini ed al carattere di suo zio, e disse fra sè medesimo. Non ha mai esistito persona meno superstiziosa di lui. Egli in tutta la sua vita non si è occupato che del prezzo degli effetti pubblici o del corso de’ cambi, meno che gli pesavano sul cuore più di tutto il resto. È egli credibile che un uomo tale di tal tempra muoia d’una paura ridicola? Immaginarsi, che un individuo, il quale viveva cencinquanta anni fa, viva ancora! Eppure... egli muore. Giovanni proseguiva oltre nelle sue riflessioni giacchè i fatti arrestano e fanno girare il capo al logico il più ostinato. Tutta la durezza del suo spirito e del suo cuore, non gli impedisce di morire d’una paura!... Me lo avevano già detto in cucina; me lo ha ripetuto egli stesso, nè può essersi ingannato. Se almeno avessi inteso dire lui esser di nervi irritabili, fan-