Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/321

308

immaginarsi; le più spaventevoli bestemmie erano incessantemente proferite alle mie orecchie. Io aveva intieramente perduto il sonno; ed a mala pena mi assopiva era risvegliato dalle medesime empie parole. La mia vita erasi ridotta a passare le notti nell’ascoltarle, e le giornate a temerle e formare delle vane conghietture sulla loro origine. Il triste e breve sonno di cui godeva negl’intervalli di queste visite non mi ristorava; perchè mi risvegliava tutto immerso in un freddo sudore e ripetendo talvolta le ultime parole state da me ascoltate. Allora io trovava il mio letto attorniato dai religiosi accorsi probabilmente alle mie grida e che mi assicuravano, queste aver turbato il loro riposo e che perciò si erano fatti un dovere di accorrere alla mia cella. Si lanciavano quindi delle occhiate spaventevoli e costernate fra di loro, e quindi rivolgevano gli sguardi verso di me dicendo: Certo, che nel vostro spirito passa qualche cosa di straordinario. Desso è oppresso e voi vi ostiniate ad opprimervelo.