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mattina e della sera, e di tutto lo splendore del giorno. Quando avveniva, che il sonno interrompeva il mio calcolo, io mi consolava a riflettere, che sessanta minuti non potevano mancare di formare un’ora intiera.
Il quarto giorno della mia detenzione, a giudicarne dalle visite del laico, questi secondo il consueto posò vicino a me il pane e l’acqua, ma prima di ritirarsi esitò alquanto, e quindi mi disse chiaramente, che il superiore erasi lasciato muovere dalle mie sofferenze e mi permetteva di abbandonare l’oscura caverna in cui io era stato rinchiuso. Sentite appena queste parole mi slanciai al di fuori con un grido, che fece trasalire il religioso, ed arrivai all’andito prima che egli fosse ritornato dalla sua sorpresa. Le mura di quel solitario recinto che io prima considerava come quelle di una prigione, mi sembravano allora il soggiorno della libertà; nè credo che in quell’istante avrei provata una consolazione maggiore, se detto mi avessero, che le