sta gridai; voi non vorrete senza dubbio rinchiudermi qui dentro, e farmi entrare in questa orribile prigione per perirvi vittima de’ malsani vapori, ed esser divorato dai rettili! No, voi nol farete: pensate che siete responsabili della mia vita. Pronunziando queste parole incominciai a dibattermi e chiamar soccorso. Mi pareva che nel mondo intiero non esistessero altre persone, che quelle le quali mi attorniavano, e che, alla fosca luce della sola face che rischiarava quel passaggio, rassembravano tanti spettri, i quali conducessero un’anima condannata nel soggiorno della notte eterna. Mi fecero precipitosamente discendere i gradini, che conducevano alla porta la quale poterono a stento aprire. Io andava immaginando che quella caverna non fosse stata mai aperta, che io fossi la prima vittima che vi venisse rinchiusa, e che loro intenzione fosse che io vi passassi i rimanenti giorni della mia vita. A misura che questi pensieri mi si affaccciavano, mandava delle forti grida, le quali però ben pre-