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affacciarono alla fantasia: le parole minaccevoli del superiore mi parevano scritte in caratteri di fiamme sulle pereti della mia cella. Fremetti, mandai delle grida, quantunque certo, che fra sessanta persone che componevano la comunità non ve ne fosse una che avesse il coraggio di compiangermi. Finalmente però l’eccesso de’ miei timuri medesimi servì a rendermi il coraggio, e dissi meco stesso: essi non oseranno prender sopra di me una severa vendetta, e molto meno imprigionarmi; sono responsabili della mia persona al tribunale avanti al quale io ho appellato. Non oseranno dunque rendersi colpevoli d’una violenza.

Non aveva ancora terminato questo ragionamento sofistico, come lo sono tutti quelli che sono ispirati dalla speranza, quando vidi entrar di nuovo il superiore con i quattro religiosi e due laici. L’oscurità dalla quale io sortiva mi obbligava a tenergli occhi semi-chiusi; distinsi però, che questi due ultimi avevano in mano una fune ed un lacero sacco. Da