Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/274


261

dunque uso di un piccolo equivoco, e gli dissi:) — Cotesta non è una colpa di cui la mia coscienza mi rimproveri. — Mio figlio, non cercate di tradire nè la vostra coscienza nè me. Io dovrei essere al di sopra di quella nella vostra stima; poscia che se la vostra coscienza errasse, voi senza dubbio vi rivolgereste a me per rischiararla e dirigerla. Ma mi accorgo bene che indarno cerco di internarmi nel vostro cuore: vi rimangono ancora però alcuni momenti d’indulgenza; da voi solo dipende l’usarne o lo abusarne. Voglio farvi alcune interrogazioni molto semplici; se voi ricusate di rispondere a queste, o se non rispondete con sincerità, in seguito non avrete a lagnarvi che voi. Io tremava, ma gli risposi mio padre, ho forse mai ricusato di rispondere alle vostre interrogazioni? — Tutte le vostre risposte sono evasive, o non consistono che in nuove interrogazioni. Bisogna farne delle semplici, e dirette ai quesiti che vi farò alla presenza di questi vostri confratelli. La vostra