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me quello del più tenero interesse, e ciò appena arrivato al luogo in cui si doveva la mia educazione perfezionare. Io aveva abbracciata la vostra causa per vanità, e la sostenni per convincimento. La compassione, l’istinto o qualunque siasi altro sentimento, rivestì il carattere di un dovere. Quando io vedeva i castighi e le pene, che si facevan soffrire a quelli de’ miei condiscepoli, che avessero commessa alcuna mancanza, io diceva fra me stesso: esso non ne soffrirà mai di simili; conciosiachè è mio fratello. Quando io riusciva con lode ne’ miei esercizii, io pensava: ecco degli applausi, di cui esso non potrà mai partecipare. Quando era punito, lo che accadeva di frequente, esclamava: oh! son certo, che esso non sarà mai umiliato in tal guisa. Di tanto però non era paga la mia immaginazione, che procedeva più oltre; io mi considerava siccome il vostro protettore futuro. Pensava dentro di me, che io dovessi risarcirvi della ingiustizia della natura, sostenervi, ingrandirvi, e costringervi a