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stro. Per lo spazio di parecchi anni vostro avo, irritato per la nostra unione, ricusò di vederci, e noi vivemmo una vita segregata e solitaria. Ahimè! perchè non ho quivi terminati i miei giorni! Poco prima però della sua morte si addolcì e mandò a chiamarci. Non era quello il momento di fargli conoscere l’errore in cui era, e voi per conseguenza foste a lui presentato siccome il figlio di suo figlio, e l’erede delle sue ricchezze, de’ suoi onori. Ma a contare da quel giorno io non ebbi più un istante di riposo. La menzogna che io aveva osato pronunziare davanti a Dio e al mondo, ad un padre moribondo, l’ingiustizia, che io commetteva verso di vostro fratello, i continui rimproveri del fratello del defunto, che ama, almeno apparentemente, con trasporto il mio secondogenito, la violazione de’ doveri naturali e de’ diritti legittimi, tutto, in una parola, riunisce per eccitare in me de’ rimorsi, che mi rimproverano non solamente la mia prima colpa e spergiuro, ma ancora