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fallava, e nel tempo che diceva così tentennava il capo e faceva muovere i suoi bianchi capelli con una tale vicacità, che ordinariamente comunicava a’ suoi ascoltatori gli uni atterriti gli altri creduli, una parte dell'entusiasmo, che ella medesima o fingeva o sentiva in realtà. Se intanto il caso oltrepassava i limiti della sua arte, se ella vedeva dileguarsi ad un tempo la speranza e la vita, costringeva i miseri malati a confessare, ch’essi avevano qualche cosa nel cuore, e dopo una tal confessione estorta dalla intensità del dolore o dalla ignoranza propria della povertà, ella facendo un segno col capo pronunziava delle misteriose parole, che davano bastantemente a conoscere agli astanti di aver avuto a combattere degli ostacoli sovraumani.
Allorquando la sanità che regnava ad un tempo nella cucina del padrone del castello e nelle capanne dei vassalli minacciava di farla perire di fame, le rimaneva un’altra risorsa: ella prediceva la buona ventura.
In una parola nessuno meglio di